LA FORMAZIONE DEL (FUTURO) DOCENTE DI ‘STORIA DELLE RELIGIONI’ A SCUOLA: UNA PANORAMICA UNIVERSITARIA
Non è del tutto risaputo quanto l’Italia sia stata culla degli studi storici sulle religioni, che ne detiene una tradizione importante e che ha, nel mondo accademico, rilevanti strutture di ricerca e di insegnamento dedicate a questi studi.
Il campo di studio specifico consiste nel fatto religioso, analizzato nel contesto di radicamento, nelle definizioni delle identità e nelle relazioni con le alterità. Esso consiste nell’analisi critica, euristica e filologica dei documenti, antichi o contemporanei, e dunque nella comprensione e storicizzazione delle dinamiche, delle correlazioni e degli intrecci fra popoli e sistemi di valori, delle risposte fornite nella storia da orizzonti culturali diversi in rapporto a diverse esigenze storiche, sociali, psicologiche, alle questioni esistenziali relative allo stare nel mondo, al relazionarsi con una realtà naturale sentita come estranea e aliena rispetto al sé umano, simbolicamente individuata in personificazioni di tipo divino o spirituale o genericamente sacrale.
Ripercorriamo brevemente le tracce del percorso nostrano.
Nell’Italia post-unitaria la chiusura delle facoltà statali di teologia (1873) segnò il primo capitolo di una vicenda che arriva fino ai giorni nostri. La legge che prevedeva l’abolizione delle facoltà teologiche normava l’attivazione ‘sostitutiva’, nelle facoltà di lettere, di insegnamenti sulle religioni, che avessero un indirizzo generale di cultura storica, filologica e filosofica. Ma tale norma, che aveva una ragione d’essere nella necessità di proseguire, in chiave laica e non confessionale, gli itinerari della ricerca delle scienze storico-religiose, fu da subito rimandata sine die e passò ben presto in secondo piano, forse anche per via del luogo comune che considerava gli studi di questo tipo un totale appannaggio della Chiesa e delle sue università. Di fatto, gli studi sulle religioni sopravvivevano o rinascevano al rallentatore, in singole sedi universitarie e con alterne vicende.
La prima cattedra di storia delle religioni in Italia fu istituita all’Università La Sapienza di Roma, nell’anno accademico 1923-1924, per volontà di Giovanni Gentile, allora ministro della Pubblica istruzione, e affidata a Raffaele Pettazzoni (1883-1959), pioniere degli studi storico-religiosi in Italia e fondatore della rivista Studi e materiali di storia delle religioni, attiva ancora oggi. Da allora si continua ad assistere a una progressiva diffusione, specializzazione e differenziazione degli studi: da storia delle religioni e storia del Cristianesimo, alle religioni del mondo classico, dei popoli primitivi, del Vicino Oriente antico, dell’India e dell’Estremo Oriente ecc., con gli studi di ambito storico-artistico e archeologico (ad es. egittologia e anatolistica) o letterario e filologico (ad es. semitistica e filologia patristica).
Non sono mancate le critiche che hanno negli anni accompagnato questi studi, spesso considerati come mera contrapposizione ideologica alle religioni di cui non si era dichiaratamente fedeli e che venivano prese in considerazione solo per criticarne il piano valoriale. In conseguenza dell’impostazione di carattere fenomenologico, la disciplina è stata a lungo considerata, da parte cattolica, alla stregua di una negazione generica di valori religiosi e, in pratica, messa all’indice come strumento epistemologico dell’ateismo a detrimento di qualsiasi religione e in quanto strutturata secondo criteri qualunquisti.
Con la riforma universitaria introdotta dal D.M. 509/1999 è stata approvata una classe di laurea specialistica in scienze delle religioni (LS-72) che costituisce un punto di svolta fondamentale nella storia degli studi di settore. Nella successiva riforma voluta dal D.M. 270/2004 la medesima classe di laurea è stata mantenuta come laurea magistrale (LM-64). Ulteriori percorsi di specializzazione legati alla storia delle religioni vengono proposti anche post lauream grazie a master di primo e secondo livello e a dottorati di ricerca. Con la riorganizzazione dei settori scientifici disciplinari voluta nel 1999 e confermata nel 2015 da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca, abbiamo lo specifico settore M-STO/06 che comprende le competenze incentrate «intorno alla storia delle religioni come spazio generale di tipo comparativo. In linea con la tradizione italiana, queste rispecchiano anche gli ambiti di ricerca e di insegnamento di maggiore interesse documentario a partire dai quali viene praticata la comparazione storico-religiosa: antropologia, mondo classico, Vicino Oriente, mondo biblico, ebraismo, tradizione cristiana con particolare attenzione all’Oriente cristiano».
Tale percorso di studi, quello della LM-64, è oggi attivo, da quello che risulta, negli atenei di Roma (La Sapienza e Roma Tre), Torino, Padova, Firenze, Palermo, seppur con diversificate denominazioni. Tra gli sbocchi occupazionali sono indicate funzioni di collaborazione a progetti di ricerca presso istituzioni pubbliche e private, collaborazioni editoriali, ruoli nella comunicazione e formazione in contesti multireligiosi e pluriconfessionali. Con l’acquisizione di un numero sufficiente di CFU in opportuni SSD i laureati possono avere accesso alle classi di concorso A018 (Filosofia e scienze umane) e A019 (Storia e filosofia), oltreché a un eventuale, futuro insegnamento scolastico di storia delle religioni. Un importante risultato è stato ottenuto con l’equiparazione della LM-64 alla LM-84 (Scienze storiche), alla LM-78 (Scienze filosofiche), alla LM-01 (Antropologia culturale ed etnologia) ai sensi dell’art. 10, c. 1-bis del D.L. 44/2021 convertito nella L. 76/2021.
Vale la pena, per concludere, affrontare una questione di non poco conto che riguarda gli IdR in possesso dei titoli pontifici validi per l’IRC: potranno accedere a un eventuale, futuro insegnamento di storia delle religioni? Premesso che già da diversi anni molti IdR, che hanno a loro tempo compiuto i loro rispettivi percorsi formativi in ambito pontificio, si sono volentieri affacciati agli studi statali storico-religiosi per completare e integrare il proprio patrimonio di conoscenze e competenze, non è possibile rispondere con certezza alla domanda mancando un quadro normativo di riferimento. Non è da escludere, nel momento in cui dovesse essere introdotta un’ora di storia delle religioni a scuola che coloro che sono in possesso di titoli pontifici potranno accedervi previa acquisizione di CFU sufficienti, aggiuntivi al proprio titolo e da conseguire presso le facoltà statali, che verrà determinato dalla legge. Ma non è escluso, anzi è proprio ciò che si sta verificando (ad es. nell’università di Palermo) che in futuro si stipulino accordi tra atenei pontifici e statali per il double degree, cioè un titolo di studi che sia valido per la Chiesa e per lo Stato.